Roma,
1 – 8 ottobre 2017. Otto giorni di eventi per ascoltare la vita delle famiglie,
con le gioie e le fatiche di ogni giorno. Spazi e luoghi che diventano
laboratori per riflettere insieme e costruire il futuro.
Veniamo dalla
Sardegna, abbiamo 3 figli e siamo entrambi insegnanti. D'informatica Arnaldo ed
io di Scienze nella scuola secondaria di primo e secondo grado ma anche nella
scuola primaria, per cui sono abilitata. Quando ci siamo sposati abbiamo deciso
di andare ad abitare ad Iglesias. Io studiavo ancora Scienze Naturali e Arnaldo
era precario (io lo sono ancora) ma Iglesias ci sembrava il posto dove più
probabilmente sarebbe arrivato il passaggio in ruolo per Arnaldo e dove le
dimensioni non eccessive della città (circa 30.000 abitanti) avrebbero potuto
offrire maggiore tranquillità alla nostra famiglia, in particolare ai figli che
sarebbero potuti arrivare.
Inoltre la sua storia
ultramillenaria, la natura montuosa del territorio e le belle architetture
lasciate dall'epoca d'oro delle miniere, tra l'800 ed il 900, la rendevano ai
nostri occhi ancora più accogliente. Oltre ai tanti cari amici che già avevamo
in città.
ARNALDO
La
nostra formazione giovanile era stata per entrambi nel Movimento dei Focolari,
io a Sassari e Adele a Cagliari. Distanti, per localizzazione geografica ma
uniti dallo stesso ideale dell'unità e dalle esperienze condivise con altri
giovani di tutto il mondo. Ricordo che, quando, nel 1978, a 12 anni, partecipai
al mio primo Convegno Internazionale a Rocca di Papa eravamo nel pieno degli
“anni di piombo”, Aldo Moro era appena stato ucciso dalle Brigate Rosse e in
Italia si respirava un'aria pesante ma il Convegno era stato un tripudio di
gioia proprio per la presenza di ragazzi di tutta l'Italia (non ancora
globalizzata come ora) e di tante parti del mondo che si volevano bene
veramente con tutto il cuore in un epoca in cui il dialogo tra est ed ovest
sembrava impossibile.
Tornai
in Sardegna con la convinzione che la Pace era possibile perché noi l'avevamo
sperimentata e saremmo riusciti a portarla in tutti i nostri Paesi.
In
quegli anni Chiara Lubich aveva lanciato ai giovani ed ai ragazzi una serie di
“operazioni” i cui slogan erano “operazione Africa”, “operazione Asia”, “Morire
per la propria gente”, “Uomo-Mondo”. Nel tempo le avremmo fatte nostre e ci avrebbero
trasformato facendoci sentire in profondità di essere tasselli di un processo
che, anche attraverso di noi, avrebbe potuto trasformare il mondo.
Se
i ragazzi dell'est europeo potevano come me credere nell'unità, come potevo io
considerare quei Paesi nemici, come il pensiero dominante, in tempi di guerra
fredda, mi imponeva? Era necessaria una ribellione profonda e sentivo che stava
avvenendo dentro di me. Gli scritti di Igino Giordani, politico, costituente e
scrittore antifascista, che, anche se solo per pochi momenti, avevo avuto
l’occasione di conoscere personalmente, sostenevano il mio impegno per la pace.
Egli era stato il primo presentatore di un disegno di legge sull’obiezione di
coscienza e, insieme a don Milani, mi appariva come un esempio luminoso.
Quando
arrivò il momento del servizio di leva era, per me, ben chiaro che per essere
coerente con ciò che avevo vissuto per anni, non potevo accettare di far parte
di un'organizzazione che, anche se orientata alla difesa, portava in sé stessa
la possibilità di attaccare, e ipoteticamente uccidere, quei miei fratelli
lontani. Fu subito dopo il nostro fidanzamento che fui chiamato a svolgere il
Servizio Civile come obiettore di coscienza alla Caritas di Sassari per 2 anni.
ADELE:
Anche se la scelta di Arnaldo avrebbe
comportato l’allungarsi della nostra lontananza, la condividevo. Sono
la prima di 7 figli ai quali è stato insegnato con l’esempio il rispetto
reciproco e l'importanza della pace con tutti. A 17 anni, ho scoperto come si
potevano mettere in pratica le parole del Vangelo nella vita di tutti i giorni
e ho deciso di impegnarmi a farlo. Anch’io ebbi l’opportunità di vivere
un’esperienza unica: oltre due settimane trascorse con una cinquantina di
coetanee provenienti da regioni, nazioni e continenti diversi dal mio. In quei
giorni ho toccato con mano usi e costumi che hanno notevolmente arricchito la
mia esperienza di vita rafforzando il mio desiderio di dialogo universale. La
scelta del Vangelo mi ha e ci ha forgiato e continua a farlo anche come
famiglia spronandoci a trovare tutti i modi per ricostruire il rapporto nei
momenti difficili in cui stanchezza, incomprensioni, equivoci… la fanno da
padrone.
Cerchiamo di essere
attenti sui metodi più idonei per risolvere pacificamente un conflitto fra noi
e con i nostri figli attraverso l’ascolto ed un dialogo sempre più aperto. Più
di una volta sono stati loro a rimetterci in carreggiata.
Anche come insegnante
ho mille occasioni per testimoniare il mio ripudio per la guerra: dal perdonare
un’alunna di prima superiore che, dopo avermi insultata verbalmente, si
apprestava a sferrarmi un pugno e, a fine anno si è stupita della mia
disponibilità a darle una mano nel recuperare le materie in cui aveva difficoltà
(quando mi capita di incontrarla è sempre felice di vedermi); al sopportare con
pazienza una alunna oppositiva provocatoria di terza elementare che ora ha
piena fiducia nel nostro rapporto; ad esprimermi con delicatezza e fermezza
verso una collega cristiana praticante che non riusciva a tollerare dei
genitori che avevano espresso riserve sul suo metodo e poi, commossa, ha avuto
il coraggio di scusarsi suscitando la reciprocità.
All'approssimarsi delle nozze sentimmo di
scrivere a Giovanni Paolo II che volevamo essere una “… famiglia aperta ai
fratelli” e in questi 23 anni ad Iglesias ciò si è verificato spesso, nei
rapporti privati e attraverso l'impegno in iniziative di carattere sociale ed
ecclesiale, per esempio avviando un percorso sulla genitorialità dal titolo:
“s.o.s. famiglia: aiutiamoci ad educare”, rivolto a genitori, educatori,
insegnanti, nonni e chiunque fosse interessato a mettersi in discussione ma
anche impegnandoci negli organi collegiali della scuola.
ARNALDO:
nel maggio di quest'anno la comunità di Iglesias si è fatta promotrice di una
iniziativa per la pace a partire dalla presenza di una fabbrica di bombe
d'aereo sul territorio comunale, a pochi chilometri dalla città. Alla marcia ed
al successivo dibattito in piazza, hanno partecipato le realtà più diverse,
molte delle quali di orientamento non cristiano e non religioso come alcuni
gruppi pacifisti di riferimento anarchico.
Nei
giorni immediatamente successivi, si è costituito un Comitato formato da tutte
queste organizzazioni che, dopo tanti anni, finalmente si esprimono ad una sola
voce.
Tra
i territori di Iglesias e Domusnovas si trova l'unico stabilimento produttivo
della Rwm Italia spa. Tale impresa è autorizzata dal governo italiano a
produrre e vendere migliaia di bombe all'Arabia Saudita che, come sappiamo
ormai inequivocabilmente, le utilizza per bombardare lo Yemen senza fare
distinzione tra obiettivi civili e militari e colpendo ospedali, scuole, pozzi,
convogli umanitari. In due anni sono stati uccise varie migliaia di civili ed
il paese è stato messo in ginocchio anche da una epidemia di colera
incrementata dalla scarsità di acqua pulita a causa dei bombardamenti di pozzi
e condutture, oltre che, naturalmente dalla difficoltà di ricevere cure mediche
adeguate. La presenza di questa fabbrica vicino alle nostre case, dove lavorano
persone che conosciamo, ha fatto sì che ci interrogassimo profondamente e ci ha
spinto ad agire per ottenere l'interruzione della produzione ed avviare un
processo di riconversione dei posti di lavoro. A nome di tutta la comunità il 3
maggio scorso abbiamo inviato una lettera a Papa Francesco che vi leggiamo: …
Il
3 giugno, esattamente un mese dopo la nostra lettera, il Papa ci ha risposto,
attraverso il sostituto della Segreteria di Stato Mons. Becciu, scrivendo tra
il resto …
Ci
ha colpito che il Papa abbia risposto ai “coniugi Scarpa” e non alla comunità
quasi apprezzando e riconoscendo che la famiglia è titolata ad interessarsi di
pace e di disarmo.
ADELE: d'altra parte è
il papa dell'Amoris Laetitia che, al n.181, dice: «le famiglie cristiane non
dimentichino che «la fede non ci toglie dal mondo, ma ci inserisce più
profondamente in esso. […] ognuno di noi, infatti, svolge un ruolo speciale
nella preparazione della venuta del regno di dio». La famiglia non deve pensare
sé stessa come un recinto chiamato a proteggersi dalla società. Non rimane ad
aspettare, ma esce da sé nella ricerca solidale. In tal modo diventa un luogo
d’integrazione della persona con la società e un punto di unione tra il
pubblico e il privato. i coniugi hanno bisogno di acquisire una chiara e
convinta consapevolezza riguardo ai loro doveri sociali. Quando questo accade,
l’affetto che li unisce non viene meno, ma si riempie di nuova luce, come
esprimono i seguenti versi:
«Le tue mani sono la
mia carezza - i miei accordi quotidiani - ti amo perché le tue mani - si
adoperano per la giustizia.
Se ti amo è perché sei - il mio amore la mia complice e tutto
- e per la strada fianco a fianco - siamo molto più di due».
(Mario
Benedetti, “Te quiero”, in Poemas de
otros, Buenos Aires 1993, 316.)
»
ARNALDO: la ricerca della pace però non
prescinde, anzi necessita, della giustizia e della verità ed volte è necessario
assumere anche posizioni scomode.
Anche la questione Rwm ne è un esempio.
In un territorio ad altissimo tasso di disoccupazione come il nostro e dove il
bisogno di lavorare ha, da sempre, messo in secondo piano la qualità del
lavoro, sostenere che un'attività che produce ed assume debba essere chiusa
(anche se per essere riconvertita o sostituita) è un messaggio inaccettabile
per una gran parte delle persone. Soprattutto laddove gli amministratori locali
hanno, per decenni, fatto passare l'idea che quella fabbrica fosse
insostituibile.
A seguito delle iniziative del
Comitato, in maniera più o meno velata, è arrivata anche qualche minaccia,
attraverso i social network. Un po' ci hanno preoccupato ma … ne è scaturita
anche una maggiore unità familiare. La ricerca della pace ha bisogno della
famiglia e della comunità. Dove trovare altrimenti la forza per superare il
disfattismo della gente da una parte e la prepotenza del sistema economico-finanziario
dall'altra?
E, in A.L., n.183, leggiamo: “Una coppia di sposi che sperimenta la forza dell’amore, sa che
tale amore è chiamato a sanare le ferite degli abbandonati, a instaurare la
cultura dell’incontro, a lottare per la giustizia. Dio ha affidato alla
famiglia il progetto di rendere “domestico” il mondo, ...”
Ecco, questo “rendere domestico il
mondo” per noi significa anche cercare di estendere i rapporti pacifici e
nonviolenti che ci sforziamo di avere fra noi – in famiglia -, con le altre
famiglie, in comunità, con le istituzioni civili, verso gli altri popoli e
Stati.
Vediamo che anche i nostri figli hanno
assorbito una mentalità di pace. Sono tutti e tre scouts e a scuola come nel
gruppo, cercano anche loro di favorire la formazione di rapporti pacifici.
Concludendo … l’azione in Sardegna
esprime l’impegno del Movimento dei Focolari in italia che, insieme a tante
altre organizzazioni della società civile, sta spingendo per attivare processi
di riconversione culturale ed economica pacifici e sostenibili.
Il 21 giugno, come portavoce del Comitato
per la Riconversione della Rwm, ho potuto portare questa istanza di pace alla Camera
dei Deputati partecipando alla Conferenza Stampa con Rete Italiana Disarmo,
Oxfam, Medici senza frontiere, Amnesty International, Rete Pace e Banca Etica.
Il 19 luglio, straordinariamente, il Consiglio Comunale, unanime, ha dichiarato
Iglesias Citta' della Pace e della Solidarieta' e ha espresso la volontà di
promuovere la riconversione dei posti di lavoro dell'Rwm.
Nonostante la bocciatura di settembre
della mozione alla Camera, sta crescendo la consapevolezza di un cammino di
riscatto non solo per il Sulcis ma per tutta l’Italia. Arrivano manifestazioni
di sostegno da tutto il Paese e oltre. L’ultima edizione di LoppianoLab, dedicata
a declinare l’invito di Francesco a “cambiare le regole del gioco e quindi le
strutture che producono vittime e briganti” ha rilanciato la questione della
produzione delle bombe con l’intervento anche del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.
Il Movimento dei Focolari ha chiesto che
la questione del lavoro del Sulcis sia oggetto della prossima Settimana Sociale
in programma a Cagliari ed il responsabile dell’Ufficio Pastorale della
Famiglia della CEI, d. Paolo Gentili, ha rilanciato questo esempio nel suo
ultimo intervento su Citta Nuova.
Con la nostra esperienza, possiamo dire
che la famiglia è custode della vita e generatrice di percorsi di pace nella
giustizia. Un cammino difficile ma affascinante che chiama alla condivisione.
Adele Collu e Arnaldo Scarpa fanno parte del Comitato per la riconversione della RWM Italia, la pace, il lavoro
sostenibile, la riconversione dell’industria bellica e il disarmo, la
partecipazione civica a processi di cambiamento, la valorizzazione del
patrimonio ambientale e sociale del Sulcis Iglesiente
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