giovedì 29 ottobre 2020

Ma cosa vuol dire "economia disarmata"?

 da leggere con attenzione

Per una Economia Disarmata.

L’impegno del Movimento dei Focolari Italia

 


 

L’Assemblea generale del Movimento dei Focolari Opera di Maria riunitasi nel settembre 2014 ha votato all’unanimità una mozione a favore dell’impegno del dialogo a tutto campo con «azioni dirette a sostegno di iniziative di pace perché cessino tutte le guerre. Aderisce a quelle iniziative che contrastano la corsa agli armamenti nello spirito del cammino intrapreso con decisione da Papa Francesco».

L’impegno per la pace è coessenziale al carisma dell’unità del Movimento nato storicamente con Chiara Lubich, sotto il bombardamento della città di Trento, e che ha come cofondatore Igino Giordani, che si definiva “deputato di pace” e perciò segno di contraddizione. Un tratto mantenuto ben saldo nel servizio svolto da Città Nuova con riferimento ai ricorrenti scenari di guerra.

Durante la prima assemblea generale del Movimento dei Focolari in Italia, tenutasi a Castel Gandolfo dal 23 al 25 ottobre 2015, si è costituito, così, un gruppo di lavoro per dare attuazione alla direttiva condivisa per un impegno a favore della pace a partire dalle scelte culturali di fondo e quindi nel campo della finanza e dell’industria del nostro Paese.

Il gruppo, che si è autodefinito, perciò, con il nome di “Economia Disarmata” è aperto a tutti coloro che, nel Movimento o ad esso vicini, maturano tale seria scelta di impegno

Economia Disarmata

  • Esercita un’attività di riflessione a servizio di azioni coerenti e consapevoli
  • Promuove direttamente e sostiene le attività di formazione e di impegno che si intende intraprendere in tal senso in Italia
  • Esprime posizioni nel dibattitto pubblico in concorso e condivisione con i responsabili nazionali del Movimento dei Focolari.

Tra i primi gesti compiuti in questa direzione si registra l’apertura e il trasferimento di un numero consistente di conti bancari, intestati da diverse realtà riconducibili al Movimento, presso istituti non coinvolti nel sostegno alla produzione e commercio di armi.

La proposta pubblica di tale scelta, intesa a disarmare la finanza a cominciare dai propri beni, rientra tra le attività promosse come consumo critico, consapevolezza culturale e leva politica di cambiamento delle strutture. 

I responsabili del Movimento dei Focolari in Italia hanno precisato le direttive di tale impegno all’interno del dialogo avviato con alcuni parlamentari e pezzi della società civile intorno ad iniziativa sulla pace promossa il 16 marzo 2016, memoria di Chiara Lubichpresso la Camera dei deputati dai Giovani per un mondo unito e dalle scuole di partecipazione del Movimento politico per l’unità.

Queste le domande aperte come traccia di un lavoro aperto su diversi fronti.

1.     Come mai micidiali bombe (prodotte per conto di un’impresa tedesca, ndr) partono periodicamente dal nostro territorio (Sardegna) per essere esportate in Arabia Saudita, Paese coinvolto nella guerra dimenticata nello Yemen, in violazione della legge 185/90 che vieta l’invio di armi verso le zone di conflitto e/o dove non si rispettano i diritti umani?

2.      Come mai Finmeccanica Leonardo (30% del capitale controllato dal ministero dell’Economia e finanza) sta cedendo progressivamente il settore civile per investire nel comparto delle armi seguendo “l’utopia” di una politica industriale degli armamenti che offre meno posti di lavoro di altri comparti tecnologici, promuove di fatto i conflitti armati diffusi a livello planetario e ha una scarsa ricaduta economica sul territorio? Perché non si destinano fondi pubblici alla riconversione dell’industria bellica come previsto nella legge 185/90?

3.     Come mai l’Italia ospita sul suo territorio, nelle basi militari di Aviano e Ghedi, decine di bombe nucleari quando può legittimamente chiedere agli Stati Uniti di riprendersi questi strumenti di morte come hanno fatto altre nazioni che appartengono all’Alleanza atlantica?

Proprio in Sardegna con epicentro nel territorio del Sulcis Iglesiente, luogo di produzione delle bombe destinate al conflitto in Yemen, a partire dal maggio 2017 il Movimento ha promosso una marcia della pace condivisa da diverse realtà già a lungo presenti e attive nel ripudio della guerra. Da quel gesto pubblico è nato un comitato con diverse e variegate presenze che promuove una seria economia di pace e riconversione intesa a liberare il lavoro e la vita delle persone dal ricatto della produzione bellica.

Un caso di coscienza

La ragionevole proposta che si oppone alla filiera internazionale delle armi, e quindi all’ “economia che uccide” ( Evangelii Gaudium ) in tanti altri modi, è un caso di coscienza mondiale dal valore universale.

A livello italiano pone in evidenza il sistema delle scelte di politica internazionale, economica e industriale che hanno legittimato finora uno stato di fatto contrario alla Costituzione oltre che alle elementari regole della convivenza umana.

 Per tale ragione come realtà ecclesiale radicata sul territorio, i responsabili del MdF Italia hanno esplicitamente proposto al comitato scientifico delle Settimane sociali dei cattolici italiani di affrontare la questione emblematica della produzione bellica nel Sulcis durante i lavori di fine ottobre 2017 previsti a Cagliari. Il tema, poi, non è stato affrontato nel programma generale ma discusso in alcuni tavoli di confronto, tanto da generare una mozione avanzata in maniera spontanea da un gruppo di delegati, tra i quali il vescovo presidente di Pax Christi. 

Il 27 dicembre 2018 i vescovi sardi hanno emesso una nota congiunta per dire no alla produzione di armi in Sardegna: «La gravissima situazione economico-sociale non può legittimare qualsiasi attività economica e produttiva, senza che se ne valuti responsabilmente la sostenibilità, la dignità e il rispetto dei diritti di ogni persona. In particolare non si può omologare la produzione di beni necessari per la vita con quella che sicuramente genera morte. Tale è il caso delle armi costruite nel nostro territorio regionale e usate per una guerra, che ha causato e continua a generare nello Yemen migliaia di morti, per la maggior parte civili inermi. Un business tragico che sembra non avere nessun colpevole, poiché i vari Paesi interessati si scaricano a vicenda le responsabilità».

È chiaro che il vero nodo strategico resta la proposta della riconversione economica e produttiva. Perciò l’impegno a fermare le bombe e riconvertire l’economia è al centro delle iniziative del Movimento in ogni sede. Dalla promozione, con tante altre associazioni enti e movimenti, di mozioni parlamentari nei confronti dei governi di diverso colore che si sono succeduti in Italia dal 2016 ad oggi.

Nel segno della profezia di Giorgio La Pira sul senso ultimo delle città, ("Il valore delle città", Ginevra 1954 Convegno della Croce Rossa Internazionale) si colloca il sostegno dell’azione promossa dal comune di Assisi per un coinvolgimento, tramite mozione in consiglio comunale, nella discussione pubblica della cittadinanza che non può restare indifferente alla logica della guerra, tuttora banalmente giustificata in diverse sedi.  Esempio seguito da diverse città piccole e grandi, tra le quali Roma, Firenze, Bologna, Verona, Reggio Calabria.

La conversione integrale

Alla fine la Camera dei deputati ha approvato, nel giugno 2019, la risoluzione che prevede il blocco dall’Italia delle esportazioni di bombe e missili verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi uniti, cioè ai due Paesi coinvolti nel tragico conflitto in Yemen.

E tuttavia la mozione approvata ha rimosso ogni riferimento, previsto in una prima versione, al sostegno di «alternative lavorative per il Sulcis-Iglesiente e tutte le aree italiane soggette al “ricatto” occupazionale del settore degli armamenti in particolare rifinanziando il Fondo per la Riconversione previsto dalla legge 185/90 ed attivando piani e programmi occupazionali fondati sullo sviluppo sostenibile (Agenda 2030)». Su questo punto, assieme ad altri rilievi puntuali, resta tuttora senza risposta l’istanza di confronto richiesta il 7 ottobre al Ministro degli esteri dal MdF assieme a Amnesty International Italia - Comitato Riconversione RWM - Fondazione Finanza Etica - Oxfam Italia - Rete Italiana per il Disarmo - Rete della Pace - Save the Children Italia.

Il 14 ottobre i rappresentanti del MdF Italia, ( assieme a Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Fondazione Finanza Etica, Un Ponte per…. , Cgil, Movimento Nonviolento, Centro La Pira) ha inviato una lettera direttamente al presidente della Repubblica Federale di Germania, nazione dove ha sede la società controllante l’azienda italiana di produzione di bombe, invitandolo ad un confronto per trovare il modo di uscire da una contraddizione «che mina alle fondamenta l’ideale di un’Europa capace di essere promotrice di pace nella giustizia. A livello internazionale e dentro le mura del Vecchio continente. Tante sono le risorse che possono trarci fuori da questa logica del ricatto che ci umilia come esseri umani che si indignano per le stragi orrende di un recente passato e rimuovono lo sguardo dalle tragedie dei nostri giorni dove si bombardano impunemente anche scuole e ospedali». L’ambasciata tedesca in Italia ha promesso di ricevere i firmatari di tale missiva di pace.

L’azione portata avanti dal MdF Italia si nutre di un costante lavoro di aggiornamento e approfondimento con diversi esponenti della società civile, anche con seminari di studio residenziali ospitati, durante l’estate, dal monastero di Camaldoli in Toscana. La tre giorni promossa nel luglio 2019 si è incentrata sul tema “Alle radici dell’impegno. Rivolta della coscienza e dilemma della nonviolenza” con l’intenzione di evidenziare il legame tra l’impegno per la pace e la conversione integrale indicata da papa Francesco nella Laudato Sì. Un capovolgimento di visione del mondo capace di incidere sulle scelte strutturali in campo economico e politico.

Su questa linea si pone il contributo che si vuole offrire al grande evento previsto ad Assisi a fine marzo su Economy of Francesco, nella convinzione che «non si può affrontare la economia di Francesco senza confrontarsi sul potere assoluto e nichilista che fomenta la guerra».

Seguendo la logica del dialogo sul merito delle questione, grazie al Movimento politico per l’Unità, è stato promosso il 13 novembre presso il Parlamento il seminario su “Realismo politico e scelte di pace. Un confronto sull'industria della difesa. Le scelte europee e quelle dell’Italia” con l’intervento di Raul Caruso, economista dell’Università Cattolica di Milano, Vincenzo Camporini, generale già Capo di Stato Maggiore della Difesa e vice presidente dell’Istituto Affari internazionali, e Maurizio Simoncelli, esperto d geopolitica dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo.

Per la terza volta consecutiva, infine, la questione della produzione bellica del Sulcis Iglesiente, come caso universale di lettura del nostro tempo, è stata al centro della Marcia della pace di fine anno promossa, nel 2019, dalla Chiesa italiana a Cagliari.

Un fine 2019 e inizio 2020 che ci ha messo davanti a inquietanti scenari mondiali di guerra con la reazione a catena prevedibile nello scontro tra Usa e Iran. Un tempo che non ci può trovare indifferenti e impreparati a discernere la voce della coscienza che interpella ogni essere umano.

La fraternità reale e sperimentata verso tutti resta alla radice del pensiero che nutre l’impegno e l’azione.

Come continua a dirci Igino Giordani «Non basta il riarmo e neanche il disarmo per rimuovere il pericolo della guerra: occorre rimuovere lo spirito di aggressione, sfruttamento ed egemonia dal quale la guerra viene. Occorre ricostruire la coscienza».  

 

mercoledì 28 ottobre 2020

 

L'età di Clausewitz è finita

 

 


 

L'ultima lettera di invito del 3 ottobre, relativamente a questa sessione polacca dell'Unesco si chiude significativamente indicando come fine ultimo della storia intera del mondo e come termine ultimo del suo cammino (teleologia della storia!) il "sogno secolare" di milioni di uomini semplici e di filosofi, il "sogno" della pace universale!

Ma come realizzarlo? Riflettendo su questo problema fondamentale della storia presente del mondo -anzi, continuando la riflessione che da un ventennio, anche operativamente, ci impegna ogni giorno, in certo senso, a Firenze- tre fondamentali questioni sono riemerse con maggiore chiarezza e con maggiore urgenza ed attualità nella mia mente:

 

1) La prima concerne l'insuperabile ed urgente necessità di "fare il punto" della navigazione storica: cioè, in quale punto si trova, nell'oceano della storia, in questa età nucleare e spaziale, la nave in cui è solidalmente ed irrimediabilmente imbarcato l'intero genere umano?

L'indicazione esatta di questo punto è di importanza immensa, perché essa -per via delle decisioni politiche, militari, economiche, culturali, sociologiche, spirituali ecc. che essa condiziona e suscita- è determinante per il corso intero della storia presente e futura del mondo!

L'indicazione esatta di questo punto costituisce come la bussola, come la stella polare, come il punto omega orientatori dell'intera navigazione storica!

"Dove si trova" perciò la storia del mondo? E verso quale porto, perciò, deve essere orientata -se non vuole affondare e se la storia perciò non vuole fare tragico fallimento!- la prua della nave del mondo?

 

2) Eccoci, così, alla seconda fondamentale questione -organicamente connessa alla prima- della storia presente e futura del mondo: la storia (cioè nel suo inscindibile insieme, nella sua infrangibile unità e solidarietà dei movimenti che la costituiscono) ha un fine? C'è una orientazione di fondo, un punto omega che finalizza irreversibilmente la storia del mondo?

C'è, cioè, una "teleologia della storia"? C'è perciò una "storiografia del profondo" che bisogna conoscere -analogamente alla "psicologia del profondo"- per conoscere davvero la storia e per orientarne efficacemente il corso ed il cammino?

La fondamentale attualità ed urgenza di questa questione appare ogni giorno più evidente. Essa è connessa con la necessità sempre più crescente ed urgente di costruire un mondo nuovo, una storia nuova, un "nuovo integrale ordine di secoli".

Magnus ab integro saeculorum nascitur ordo, come "profeticamente" dice Virgilio considerando -nel quadro del "destino di Roma"- il corso augusteo della storia e l'Ara Pacis e le Res Gestae di Augusto (unitive del mondo) che lo definiscono!

In questa età nucleare e spaziale, il disarmo del mondo -con l'unità, a tutti i livelli, il negoziato e la pace e la giustizia del mondo- sono o no il senso stesso, profondo, sempre più inevitabile della storia?

 

3) Ed eccoci così alla terza fondamentale questione. La Conferenza di Helsinki rappresenta o no il modello sul quale si andrà sempre più inevitabilmente costruendo la struttura nuova, unitaria (disarmata, pacificata, libera, "giusta"!) del mondo?

Totus mundus est quasi una res publica diceva Francisco de Victoria, fondando il Diritto Internazionale dopo la scoperta dell' America. E già Dante, nel De Monarchia, aveva fatto dell'unità del mondo il fine irreversibile ed irrecusabile della storia del mondo.

Orbene, la Conferenza di Helsinki con la struttura unitaria dell'Europa che essa, nonostante tutto, ha creato, è o no l'inizio ed il modello della storia nuova del mondo?

La premessa maggiore del sillogismo politico -che reggeva la storia e la politica per eliminare i conflitti fra Stati mediante il ricorso alla guerra- è ormai crollata ed è crollato, perciò, il "sillogismo" che su di essa si fondava

La polemologia di Clausevitz è finita! Da ciò l'inevitabilità del disarmo e, perciò, del mutamento delle armi in piani economici (armi mutate in aratri, come dice Isaia!). Perciò, l'inevitabilità, ormai, dell'unità a tutti i livelli, degli Stati, delle nazioni e dei popoli di tutto il mondo!

La storia, entrando nell'età nucleare, ha mutato qualitativamente e sostanzialmente il suo volto

Ma se è vero, come è "scientificamente" vero, che con l'ingresso nell'età nucleare il "limite apocalittico" della storia è stato raggiunto, che perciò è inevitabile ormai -se non si vuole la distruzione apocalittica della terra e del cosmo- sradicare la guerra dalla faccia della terra ed attuare, col disarmo, l'unità, la pace e la giustizia fra i popoli di tutta la terra, allora la "lettura profetica" della storia diventa l'unica ermeneutica atta -scientificamente!- ad indicare quale è il fine ed il corso irreversibile della storia del mondo!

L'età nucleare fa inevitabilmente "riemergere" il metro profetico, la ermeneutica profetica, la lettura profetica; la teleologia e teologia profetica, della storia: i grandi profeti di Israele -primo fra tutti Isaia!-

Il Signore giudicherà i popoli e farà da moderatore fra genti numerose. Esse faranno delle loro spade aratri e delle loro lance falci: un popolo non brandirà più la spada contro un altro popolo e non impareranno più l'arte della guerra (Is 2, 3 sgg.).

Nonostante tutto, cioè, la storia svolgerà il suo progetto profetico di salvezza e farà ingresso, proprio in questa età nucleare, nella strada profetica di Isaia. La strada che conduce alla unità del mondo, al disarmo del mondo, alla giustizia, alla libertà ed alla fraternità fra tutti i popoli della terra.

 

Ed è tanto significativo il fatto che questo messaggio di resurrezione e di speranza storica parta da Varsavia, dalla Polonia, cioè dal luogo stesso ove fu piantata nel 1939 la terribile croce della seconda guerra mondiale, del ghetto di Varsavia, dei sei milioni di ebrei bruciati nelle camere di eliminazione di Auschwitz, di tutti i polacchi "eliminati" e da tanti eroi, noti ed ignoti, come fra gli altri il Padre Kolbe!

La guerra mai più, come disse Paolo VI all'ONU il 4 ottobre 1965: si può sintetizzare così questo messaggio di immensa speranza che l'Unesco lancia oggi da Varsavia ai popoli di tutto il mondo!

 

 Varsavia, 20 ottobre 1975