mercoledì 28 ottobre 2020

 

L'età di Clausewitz è finita

 

 


 

L'ultima lettera di invito del 3 ottobre, relativamente a questa sessione polacca dell'Unesco si chiude significativamente indicando come fine ultimo della storia intera del mondo e come termine ultimo del suo cammino (teleologia della storia!) il "sogno secolare" di milioni di uomini semplici e di filosofi, il "sogno" della pace universale!

Ma come realizzarlo? Riflettendo su questo problema fondamentale della storia presente del mondo -anzi, continuando la riflessione che da un ventennio, anche operativamente, ci impegna ogni giorno, in certo senso, a Firenze- tre fondamentali questioni sono riemerse con maggiore chiarezza e con maggiore urgenza ed attualità nella mia mente:

 

1) La prima concerne l'insuperabile ed urgente necessità di "fare il punto" della navigazione storica: cioè, in quale punto si trova, nell'oceano della storia, in questa età nucleare e spaziale, la nave in cui è solidalmente ed irrimediabilmente imbarcato l'intero genere umano?

L'indicazione esatta di questo punto è di importanza immensa, perché essa -per via delle decisioni politiche, militari, economiche, culturali, sociologiche, spirituali ecc. che essa condiziona e suscita- è determinante per il corso intero della storia presente e futura del mondo!

L'indicazione esatta di questo punto costituisce come la bussola, come la stella polare, come il punto omega orientatori dell'intera navigazione storica!

"Dove si trova" perciò la storia del mondo? E verso quale porto, perciò, deve essere orientata -se non vuole affondare e se la storia perciò non vuole fare tragico fallimento!- la prua della nave del mondo?

 

2) Eccoci, così, alla seconda fondamentale questione -organicamente connessa alla prima- della storia presente e futura del mondo: la storia (cioè nel suo inscindibile insieme, nella sua infrangibile unità e solidarietà dei movimenti che la costituiscono) ha un fine? C'è una orientazione di fondo, un punto omega che finalizza irreversibilmente la storia del mondo?

C'è, cioè, una "teleologia della storia"? C'è perciò una "storiografia del profondo" che bisogna conoscere -analogamente alla "psicologia del profondo"- per conoscere davvero la storia e per orientarne efficacemente il corso ed il cammino?

La fondamentale attualità ed urgenza di questa questione appare ogni giorno più evidente. Essa è connessa con la necessità sempre più crescente ed urgente di costruire un mondo nuovo, una storia nuova, un "nuovo integrale ordine di secoli".

Magnus ab integro saeculorum nascitur ordo, come "profeticamente" dice Virgilio considerando -nel quadro del "destino di Roma"- il corso augusteo della storia e l'Ara Pacis e le Res Gestae di Augusto (unitive del mondo) che lo definiscono!

In questa età nucleare e spaziale, il disarmo del mondo -con l'unità, a tutti i livelli, il negoziato e la pace e la giustizia del mondo- sono o no il senso stesso, profondo, sempre più inevitabile della storia?

 

3) Ed eccoci così alla terza fondamentale questione. La Conferenza di Helsinki rappresenta o no il modello sul quale si andrà sempre più inevitabilmente costruendo la struttura nuova, unitaria (disarmata, pacificata, libera, "giusta"!) del mondo?

Totus mundus est quasi una res publica diceva Francisco de Victoria, fondando il Diritto Internazionale dopo la scoperta dell' America. E già Dante, nel De Monarchia, aveva fatto dell'unità del mondo il fine irreversibile ed irrecusabile della storia del mondo.

Orbene, la Conferenza di Helsinki con la struttura unitaria dell'Europa che essa, nonostante tutto, ha creato, è o no l'inizio ed il modello della storia nuova del mondo?

La premessa maggiore del sillogismo politico -che reggeva la storia e la politica per eliminare i conflitti fra Stati mediante il ricorso alla guerra- è ormai crollata ed è crollato, perciò, il "sillogismo" che su di essa si fondava

La polemologia di Clausevitz è finita! Da ciò l'inevitabilità del disarmo e, perciò, del mutamento delle armi in piani economici (armi mutate in aratri, come dice Isaia!). Perciò, l'inevitabilità, ormai, dell'unità a tutti i livelli, degli Stati, delle nazioni e dei popoli di tutto il mondo!

La storia, entrando nell'età nucleare, ha mutato qualitativamente e sostanzialmente il suo volto

Ma se è vero, come è "scientificamente" vero, che con l'ingresso nell'età nucleare il "limite apocalittico" della storia è stato raggiunto, che perciò è inevitabile ormai -se non si vuole la distruzione apocalittica della terra e del cosmo- sradicare la guerra dalla faccia della terra ed attuare, col disarmo, l'unità, la pace e la giustizia fra i popoli di tutta la terra, allora la "lettura profetica" della storia diventa l'unica ermeneutica atta -scientificamente!- ad indicare quale è il fine ed il corso irreversibile della storia del mondo!

L'età nucleare fa inevitabilmente "riemergere" il metro profetico, la ermeneutica profetica, la lettura profetica; la teleologia e teologia profetica, della storia: i grandi profeti di Israele -primo fra tutti Isaia!-

Il Signore giudicherà i popoli e farà da moderatore fra genti numerose. Esse faranno delle loro spade aratri e delle loro lance falci: un popolo non brandirà più la spada contro un altro popolo e non impareranno più l'arte della guerra (Is 2, 3 sgg.).

Nonostante tutto, cioè, la storia svolgerà il suo progetto profetico di salvezza e farà ingresso, proprio in questa età nucleare, nella strada profetica di Isaia. La strada che conduce alla unità del mondo, al disarmo del mondo, alla giustizia, alla libertà ed alla fraternità fra tutti i popoli della terra.

 

Ed è tanto significativo il fatto che questo messaggio di resurrezione e di speranza storica parta da Varsavia, dalla Polonia, cioè dal luogo stesso ove fu piantata nel 1939 la terribile croce della seconda guerra mondiale, del ghetto di Varsavia, dei sei milioni di ebrei bruciati nelle camere di eliminazione di Auschwitz, di tutti i polacchi "eliminati" e da tanti eroi, noti ed ignoti, come fra gli altri il Padre Kolbe!

La guerra mai più, come disse Paolo VI all'ONU il 4 ottobre 1965: si può sintetizzare così questo messaggio di immensa speranza che l'Unesco lancia oggi da Varsavia ai popoli di tutto il mondo!

 

 Varsavia, 20 ottobre 1975

 

 

 

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