Il fine principale è quello di alimentare
una coscienza capace di ribellarsi sempre verso la menzogna e la violenza.
Come osserviamo abitualmente, la
consapevolezza dell’ingiustizia può produrre, invece, solo un’indignazione
temporanea perché prevale l’accettazione della sconfitta, l’inutilità
dell’azione secondo giustizia.
La diffusione più efficace del messaggio
con i social media o la presenza agognata sui maggiori mezzi di informazione non
risolvono la questione principale di trovare un soggetto umano capace di
prendere posizione, anche da solo se necessita. Ce ne accorgiamo con molti dei
nostri compagni di viaggio, anche e soprattutto credenti, che, pur bravi e
sensibili, hanno interiorizzato una sconfitta profonda, fino a percepire
l’impossibilità di poter fare qualcosa per cambiare il mondo.
Esiste una frattura molto profonda nel
vissuto personale conseguente alla fine di ogni mito rivoluzionario. Il campo
educativo, non solo per giovani, va quindi pensato a partire da questo stato di
cose trovando il modo efficace per andare alle radici della coscienza con
percorsi di interiorizzazione della vicenda di Milani, Mazzolari, La Pira,
Giordani, Capitini, ecc.
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