domenica 4 dicembre 2016

Barbiana non si arrese



Da Michele Gesualdi – Presidente della Fondazione don Lorenzo Milani
Calenzano, 04.10.2016 (San Francesco)

Caro Maurizio, cari amici,
                       mi dispiace moltissimo non poter intervenire ala tua e vostra iniziativa ma purtroppo le mie condizioni di salute non me lo permettono. Credimi, essere costretto a restar fuori dalla vita e dalle battaglie civili e sociali mi fa soffrire molto, ma vuole così il nostro “Padrone”che dirige dall’alto.
La fondazione Don Lorenzo Milani vi è comunque vicino, ha aderito con convinzione e potete spendere il suo nome per questa bella iniziativa.

 Don Lorenzo sul dramma delle guerre è stato un sacerdote e un educatore che con i suoi scritti ha lasciato il segno. A lui si deve il riconoscimento per legge dell’obiezione ci coscienza , dando un contributo determinante col dibattito che si aprì a seguito della “Lettera ai cappellani militari”. Scritto col quale dava una lettura del tutto inedita di un secolo di storia italiana,ma soprattutto ha indicato alle nuove generazioni la forza della ribellione ubbidendo alla coscienza individuale per combattere  il male e le leggi quando sono ingiuste pagando di persona per cambiarle, ovvero la educazione alla legalità e il senso di responsabilità  fondato sul primato della coscienza.

 
La coscienza è un tribunale severissimo, di fronte al quale siamo soli e contemporaneamente accusatori, difensori e giudici, che non si inganna perché possiede gli elementi certi  per giudicare. Si tratta di una corte infallibile. Chi sa rispondere positivamente al suo primato su tutto il resto, avrà nella vita percorsi non tormentati anche se faticosi, altrimenti i percorsi saranno penosi, di quelli che levano la pace.
 La coscienza spinge a insegnamenti fecondi per raggiungere gli ideali più alti cui tende ogni persona umana. Nella vita e nella scuola di don Lorenzo li ritroviamo tutti, schierandosi sempre dalla parte del più debole.
La sua è stata una resistenza morale e la resistenza morale è molto più forte di quella armata. E’ quella che manca oggi in un momento storico drammatico in cui gran parte dei popoli più poveri del mondo stanno subendo dittature, guerre e morte nella indifferenza del  resto del mondo, e addirittura nella ostilità nell’accoglienza verso quanti riescono a fuggire da quei drammi .
Le manifestazioni per la pace sono resistenze morali, che devono allargarsi e conquistare popoli interi. Il giorno in cui questo avverrà le guerre saranno sconfitte. Ma, come insegna don Lorenzo, deve partire dalla conquista di ogni persona di saper resistere ad ogni atto cattivo.  E’ un atto cattivo spendere miliardi per lanciare navicelle spaziali quando gira sulla testa di popoli e milioni di persone che muoio di fame, è un atto cattivo continuare a costruire e fornire armi  a chi le usa per massacrare le popolazioni civili. E’ u n atto cattivo distruggere la dignità delle persone con una economia mondiale  che crea miseria ai tanti a favore dei pochi . In sintesi è un atto cattivo tacere e non   reagire di fronte ai mali che offendono l’umanità, perché tutto questo porta  al male delle guerre che oggi pagano un prezzo altissimo non gli esercito ma le popolazioni civili.

Ma ridiamo la parola a don Lorenzo attraverso la sua lettera ai cappellani militari, i quali in un loro comunicato arrivano ad affermare che:” la obiezione di  coscienza è espressione di  viltà ed estraneo al comandamento cristiano dell’amore.
Don Lorenzo come prete e maestro si sente morso dalla vergogna e dallo sdegno. Come possono dei sacerdoti offendere dei giovani che sono in galera perché si rifiutano di imparare ad uccidere.   Prende allora carta e penna ed insieme ai suoi ragazzi e resistono con la forza degli argomenti, sostenuti e mossi dalla forza della coscienza:” Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.
Se voi però avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che , nel vostro, senso non ho patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato , privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria gli altri i miei stranieri  […] e almeno nei mezzi sono migliore di voi :le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere , mutilare, distrugger, far vedove e orfani. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruenti: lo sciopero e il voto…..”. Con la Costituzione in mano passa ad esaminare un secolo di storia alla ricerca di una guerra giusta che non trova.
 Di fronte  alle sue argomentazioni si scatenò il putiferio  con attacchi feroci e violenti e minacce di  ogni genere, dalle bastonate alla morte fatte attraverso lettere anonime.
Barbiana però non si  arrese e continuò a resistere con la lettera ai giudici, un documento sociale e civile tra i più belli scritti negli anni Sessanta. Rare pagine profetiche, coraggiose di una forza straordinaria  e  che conclude: ” […] avere il coraggio di dire ai giovani che sono tutti sovrani per cui l’obbedienza non è più una virtù ma la più subdola delle tentazioni.

A presto Michele.
     
Testo della lettera inviata a Maurizio Certini, presidente del Centro La Pira di Firenze in occasione del seminario del 5 ottobre 2016 promosso dal gruppo economia disarmata del Movimento dei Focolari



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