Da Michele Gesualdi –
Presidente della Fondazione don Lorenzo Milani
Calenzano, 04.10.2016 (San
Francesco)
Caro Maurizio, cari amici,
mi dispiace moltissimo
non poter intervenire ala tua e vostra iniziativa ma purtroppo le mie
condizioni di salute non me lo permettono. Credimi, essere costretto a
restar fuori dalla vita e dalle battaglie civili e sociali mi fa soffrire
molto, ma vuole così il nostro “Padrone”che dirige dall’alto.
La fondazione Don Lorenzo
Milani vi è comunque vicino, ha aderito con convinzione e potete spendere il
suo nome per questa bella iniziativa.
Don Lorenzo sul dramma delle guerre è stato un
sacerdote e un educatore che con i suoi scritti ha lasciato il segno. A lui si
deve il riconoscimento per legge dell’obiezione ci coscienza , dando un
contributo determinante col dibattito che si aprì a seguito della “Lettera ai
cappellani militari”. Scritto col quale dava una lettura del tutto inedita di
un secolo di storia italiana,ma soprattutto ha indicato alle nuove generazioni
la forza della ribellione ubbidendo alla coscienza individuale per
combattere il male e le leggi quando
sono ingiuste pagando di persona per cambiarle, ovvero la educazione alla
legalità e il senso di responsabilità
fondato sul primato della coscienza.
La coscienza è un tribunale severissimo, di fronte al
quale siamo soli e contemporaneamente accusatori, difensori e giudici, che non
si inganna perché possiede gli elementi certi
per giudicare. Si tratta di una
corte infallibile. Chi sa rispondere positivamente al suo primato su tutto il
resto, avrà nella vita percorsi non tormentati anche se faticosi, altrimenti i
percorsi saranno penosi, di quelli che levano la pace.
La coscienza spinge a insegnamenti fecondi per
raggiungere gli ideali più alti cui tende ogni persona umana. Nella vita e
nella scuola di don Lorenzo li ritroviamo tutti, schierandosi sempre dalla
parte del più debole.
La sua è stata una resistenza
morale e la resistenza morale è molto più forte di quella armata. E’ quella che
manca oggi in un momento storico drammatico in cui gran parte dei popoli più
poveri del mondo stanno subendo dittature, guerre e morte nella indifferenza
del resto del mondo, e addirittura nella
ostilità nell’accoglienza verso quanti riescono a fuggire da quei drammi .
Le manifestazioni per la pace
sono resistenze morali, che devono allargarsi e conquistare popoli interi. Il
giorno in cui questo avverrà le guerre saranno sconfitte. Ma, come insegna don
Lorenzo, deve partire dalla conquista di ogni persona di saper resistere ad
ogni atto cattivo. E’ un atto cattivo
spendere miliardi per lanciare navicelle spaziali quando gira sulla testa di
popoli e milioni di persone che muoio di fame, è un atto cattivo continuare a
costruire e fornire armi a chi le usa
per massacrare le popolazioni civili. E’ u n atto cattivo distruggere la
dignità delle persone con una economia mondiale
che crea miseria ai tanti a favore dei pochi . In sintesi è un atto
cattivo tacere e non reagire di fronte
ai mali che offendono l’umanità, perché tutto questo porta al male delle guerre che oggi pagano un
prezzo altissimo non gli esercito ma le popolazioni civili.
Ma ridiamo la parola a don
Lorenzo attraverso la sua lettera ai cappellani militari, i quali in un loro
comunicato arrivano ad affermare che:” la obiezione di coscienza è espressione di viltà ed estraneo al comandamento cristiano
dell’amore.
Don Lorenzo come prete e
maestro si sente morso dalla vergogna e dallo sdegno. Come possono dei
sacerdoti offendere dei giovani che sono in galera perché si rifiutano di
imparare ad uccidere. Prende allora carta e penna ed insieme ai suoi
ragazzi e resistono con la forza degli argomenti, sostenuti e mossi dalla forza
della coscienza:” Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono
queste divisioni.
Se voi però avete il diritto di dividere il mondo in
italiani e stranieri allora vi dirò che , nel vostro, senso non ho patria e
reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato ,
privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria gli altri i
miei stranieri […] e almeno nei mezzi
sono migliore di voi :le armi che voi approvate sono orribili macchine per
uccidere , mutilare, distrugger, far vedove e orfani. Le uniche armi che
approvo io sono nobili e incruenti: lo sciopero e il voto…..”. Con la Costituzione in mano passa ad esaminare un
secolo di storia alla ricerca di una guerra giusta che non trova.
Di fronte
alle sue argomentazioni si scatenò il putiferio con attacchi feroci e violenti e minacce
di ogni genere, dalle bastonate alla
morte fatte attraverso lettere anonime.
Barbiana però non si arrese e continuò a resistere con la lettera
ai giudici, un documento sociale e civile tra i più belli scritti negli anni Sessanta.
Rare pagine profetiche, coraggiose di una forza straordinaria e che
conclude: ” […] avere il coraggio di dire ai giovani che sono tutti sovrani per
cui l’obbedienza non è più una virtù ma la più subdola delle tentazioni.
A presto Michele.
Testo della lettera inviata a
Maurizio Certini, presidente del Centro La Pira di Firenze in occasione del
seminario del 5 ottobre 2016 promosso dal gruppo economia disarmata del
Movimento dei Focolari
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